Hai visitato Londra mille volte e pensi che non ci sia più niente di nuovo da scoprire?
Niente di più sbagliato! Era quello che pensavo anche io: Londra è stata la mia (ormai scontata) destinazione in tanti anni di lavoro e di viaggi e ormai pensavo che non avesse più nulla di straordinariamente nuovo da offrirmi.
E invece, ecco che un giorno compero questo libro e riscopro la voglia di tornarci e di ripercorrere le strade di Londra in un'altra ottica.
Leggi questa stupenda prefazione al libro e prenota il primo volo, buon viaggio!
PREFAZIONE TRATTA DA http://www.neripozza.it/collane_dett.php?id_coll=7&id_lib=768
Londra non è una città. I suoi vicoli sono vene, i suoi parchi polmoni. Nella nebbia, le strade di ciottoli brillano di sudore, mentre le bocche degli idranti gettano acqua come sangue da
un’arteria. Le sue vecchie mura sembrano spalle enormi. I ponti che traversano il Tamigi gambe tozze e arcuate, e le luci di Westminster o le insegne di Trafalgar Square occhi sempre aperti.
Negli anni c’è chi l’ha raffigurata come un giovane che sgranchisce le braccia, quasi si fosse appena svegliato, e altri che l’hanno paragonata a un mostro dalla testa enorme e dalle membra
sottili. Comunque la si guardi, una cosa è certa: Londra non è una città, è un animale in costante mutazione.
Partendo da questa irrefutabile verità, Peter Ackroyd, londinese di East Acton, ha concepito il più ambizioso e originale dei progetti: ricostruire il corpo di una terra che ha quasi
cinquanta milioni di anni.
La sua Londra è un saggio storico, un romanzo, un racconto gotico e, insieme, un incredibile trattato erudito. Trascinati dalla sua impeccabile scrittura, ci affacciamo dal ponte di Waterloo
e immaginiamo il «letto di mare dell’era giurassica» che ricopriva un tempo quelle terre; leggiamo del ritrovamento del dente di Mammoth a King’s Cross e camminiamo tra famiglie di animali
estinti; riviviamo la campagna di conquista di Giulio Cesare, le guerre con i Sassoni e la nascita delle città medievali. Ci sediamo nei pub del centro, e riandiamo col pensiero ai bordelli
ritratti da Charles Dickens. Saliamo sulla cupola della cattedrale di Saint Paul, e immaginiamo i tetti inghiottiti dalla nebbia di Jonathan Swift. Ci fermiamo all’incrocio tra Duke’s Place e
Bevis Marks e rivediamo «l’anello di ferro» che un tempo proteggeva più di trecento acri di città, oppurescoperchiamo la «piccola botola d’acciaio» sotto Leicester Square e ci ritroviamo tre
piani sottoterra, in una stazione elettrica.
Ma soprattutto passeggiamo come quotidianamente passeggia Peter Ackroyd per le strade della sua città: come un bambino in un parco giochi, con gli occhi sgranati e la bocca aperta, stupendoci
continuamente, osservando strade, palazzi e alberi come se potessero raccontarci la loro storia, e, così, farci rivivere tutto daccapo.
Londra è un labirinto stupefacente in cui il lettore si perde con piacere, per ritrovarsi alla fine con uno sterminato «compendio di fatti oscuri e di aneddoti decisamente curiosi» (London
Review of Books); una «perla di non-fiction» (The Indipendent) che, grazie alla prosa accattivante ed eclettica di Ackroyd, si candida a essere il ritratto millenario e definitivo della capitale
britannica.